Da un anno e mezzo siamo “seguiti” da un nuovo capo, in ufficio, e siccome non mi piace come persona e non e’ capace di fare il suo lavoro, forse devo aver messo inconsapevolmente una buona parola perche’, in questo tempo, gliene capitassero di tutti i colori.
Pero’ sono tranquilla, perche’ in realta’ non piace a nessuno.
Forse nemmeno lui si piace.
Comunque, volevo raccontarvi la sfortunella di quest’uomo, cercando di ridere facendo meno rumore possibile:
– un venerdi’ eravamo tutti allo scazzo, erano le cinque del pomeriggio ed io propongo che qualcuno vada a prendere una buona bottiglia di vino con pane e salame per far passare il tempo: lui “ubbidisce”, porta anche calici e tagliere e festeggiamo allegri.
risultato: si taglia un dito assieme al salame.
– mangiando non so che cosa si spacca un dente, si massacra mezza bocca e viene ricoverato d’urgenza per essere operato.
risultato: descrizione accurata dell’intervento (scene di sangue comprese) a noi tutti ed anche a potenziali clienti che arrivano in ufficio in quei giorni.
risultato conseguente: mai piu’ visti quei potenziali clienti.
– dopo aver mangiato qualcosa di avvelenato/andato a male/quant’altro, viene preso da due giorni di coliche, preziosamente raccontate a noi tutti in colloqui privati, con succulenti particolari riferiti all’odore dei rutti acidi prodotti, al colore delle sostanze rigettate e via dicendo.
risultato: cominciamo ad odiarlo.
Ragazzi l’ho capito.
Il cibo fa male.
– la perla. piccola ciste che gli si crea nei reni e comincia a vagare indisturbata nelle sue zone intime, fino ad infilarsi (a suo dire) all’interno del suo cosetto, producendo dolori lancinanti per settimane.
risultato: diventa l’oggetto preferito delle nostre barzellette.
– e ieri cosa succede? arriva trafelato e prontamente racconta alla mia collega la storia di quel che e’ successo: si e’ preso una zecca. io sono riuscita a sfuggire alla visione della cara bestiola, ma il racconto della spalla nera e gonfia dei miei colleghi e’ stato esaustivo.
risultato: nei prossimi 40 giorni bisognera’ far attenzione che non svenga all’improvviso, vittima dell’ovulazione della zecca.
Al pronto soccorso ormai lo conoscono per nome, ogni volta che va porta le paste e chiacchierano insieme, immagino.
Quando arriva in ufficio, invece, siamo sempre pronti ad ascoltare i nuovi racconti delle sue fantastiche disavventure.
Credo che sia una specie di paperino cinquantenne cicciotto.